“Il Golf è scuola di vita”
Intervista al neo-coach regionale dell’attività giovanile Luca Martufi, maestro e anche direttore di circolo.
Conosco Luca Martufi da circa vent’anni. Vent’anni fa io ero poco più di un bambino. Lui, che ha qualche anno in più di me, un giovanissimo maestro che, partito da Fiuggi, era appena approdato sui green del Cus Ferrara Ferrara Golf. Oggi ne è il Direttore. Da qualche giorno, però, è anche coach regionale dell’attività giovanile. E ho il sospetto che sia molto orgoglioso di questo nuovo riconoscimento.
“Luca, sei uno e trino. Da cosa cominciamo”?
“Lascio a te la scelta”.
“Allora dagli inizi”.
“Gioco a golf da quando avevo quattro anni …”.
“No fermati! Non abbiamo tutto il giorno”.
(ndr, ride) “Allora fammi una domanda più precisa”.
“Non hai torto, in effetti. Sarò più circoscritto. Vent’anni, o forse più, di professionismo. Vent’anni a Ferrara”.
“Una vita, in effetti”.
“Perché Ferrara”?
“Ferrara è arrivata grazie a una persona che per me è stata fondamentale: il mio primo maestro, Gaetano Macciocchi. Avevo appena superato la scuola da maestro come assistente di classe C e lui ebbe fiducia in me, chiamandomi a lavorare al Cus Ferrara. Mi ha dato un’opportunità concreta, reale, e io ho cercato di sfruttarla nel migliore dei modi. A lui devo tanto e gliene sarò sempre grato. Poi Ferrara è diventata casa: una città che ti entra dentro, con persone vere e un ambiente che mi ha permesso di crescere, professionalmente e umanamente”.
“Voci narrano che fossi anche un ottimo giocatore. Maglia della nazionale, qualche gara di livello vinta … Perché hai scelto di fare il maestro”?
“Ho vestito la maglia azzurra per sei anni, giocando due campionati europei under 18. Sono arrivato secondo ai campionati pulcini e in semifinale, per due anni consecutivi, ai campionati cadetti, ho vinto un quadrangolare boys all’Olgiata e partecipato a tanti campionati internazionali …”
“Sì, ma … rispondi alla domanda”!
“Perché insegnare mi dà qualcosa in più: vedere la crescita degli altri, accompagnarli nel loro percorso, trasmettere passione. A un certo punto ho capito che la mia vera vocazione era quella”.
“Da tanto tempo sei allenatore regionale. È invece recente la nomina a coach”.
“Per me la nomina a coach è un grande onore e allo stesso tempo una grande responsabilità, perché rappresento non solo me stesso, ma tutto il movimento giovanile della nostra regione. So quanto conti il ruolo di guida, di esempio. È una bella sfida e la affronto con grande entusiasmo”
“Immagino avrai tanti progetti in mente per il golf. Ce ne vuoi dire uno”?
“Voglio contribuire a creare un sistema ancora più solido tra scuole, circoli e comitato regionale, con un’attenzione costante ai ragazzi. L’obiettivo è far crescere talenti, certo, ma soprattutto far crescere persone attraverso il golf”.
“Ai giovani che ci leggono, vuoi dire qualcosa in particolare”?
“Mi rivolgo a loro. Non abbiate fretta. Godetevi ogni colpo, ogni allenamento, ogni sconfitta. È lì che si cresce. E ricordatevi sempre perché giocate: per divertirvi, per amare questo sport”.
“Sei cresciuto golfisticamente negli anni ’90. Era così diverso quel modo di giocare rispetto a quello che vediamo ogni settimana in televisione”?
“Sì, era un golf meno tecnologico, più artigianale se vuoi. C’era più margine per l’intuito, per la personalità. Oggi è tutto più veloce, più preparato, più fisico. Ma la magia, quella, non è cambiata”.
“Da ormai tre anni sei anche Direttore della sezione Golf del Cus Ferrara, una bella realtà a pochi passi dal centro cittadino. Quali sfide hai affrontato? E, soprattutto, quali dovrai affrontare”?
“Confesso che le sfide più dure, e quindi più formative, le ho affrontate in campo, da giocatore. Ho avuto l’onore di vestire la maglia della nazionale e partecipare a competizioni importanti, che mi hanno insegnato cosa significhi lavorare con disciplina, sotto pressione, e con un obiettivo chiaro. Ecco, quella forma mentis mi aiuta ogni giorno nella guida del circolo, nei rapporti con i soci, con i dipendenti e con i tanti sponsor che, per fortuna, ci sono vicini e vogliono bene alla nostra realtà”
“Una curiosità. Se qualcuno ti chiede che lavoro fai, cosa rispondi? Maestro o direttore”?
“Sempre maestro. È quello che sono e che sarò sempre. Il contatto con le persone e con i ragazzi è il cuore di tutto”.
“Mi hai fatto da caddie diverse volte. Lo sai che infondi una carica pazzesca?”
“Mi fa enormemente piacere. Quando accompagno un giocatore in campo mi sento parte del gioco. Non c’è niente di più bello che vedere qualcuno dare il massimo, e sapere di aver contribuito, anche solo un po’, al successo o anche solo a un buon piazzamento”.
“Abbiamo finito, anche se vorrei che spiegassi una cosa …”.
“Ti ascolto”.
“Cos’è questa ‘cartola’ che ogni tanto ti sento dire”?
(ndr, ride) “È un modo di dire tutto mio, una trovata per ironizzare sulle esagerazioni. Della serie: ‘Ma che cartola hai tirato fuori oggi’? … È goliardia da campo pratica, insomma. Ma non solo…”.
Filippo Maggi